“Abbiamo tutte le informazioni che ci servono, ti faccio uscire così vediamo di capire cosa dobbiamo fare adesso” disse Elena ad Anne attraverso il casco.
Poco dopo Anne era nuovamente fuori dall’Animus, perciò si mise a parlare con gli altri delle informazioni recuperate e di cosa avrebbero dovuto fare di lì a poco.
<<Allora: ho appena comunicato le informazioni al Consiglio riguardo il Frutto dell’Eden e il Saggio. Dobbiamo aspettare una loro risposta prima di poterci muovere. Intanto suggerirei di prepararci comunque, perché se dovessimo metterci in viaggio, dobbiamo essere pronti: la strada è lunga da qui alla Baia di Saint Louis>> Disse Lyanne, incitando così i ragazzi a radunare tutti i vari attrezzi di cui potevano avere bisogno una volta sul posto.
Anne andò alla sua branda nel sottoscala e da sotto di essa estrasse uno zaino; ne controllò il contenuto, che consisteva in una balestra, alcuni dardi, una bottiglia d’acqua e una torcia.
Si avvicinò al bancone e da uno dei cassetti estrasse alcune granate, un paio a frammentazione e un paio EMP. Aveva imparato ad utilizzarle nel suo addestramento, che era iniziato solo qualche settimana prima e non era ancora terminato. Raccolse ancora qualche munizione ma anche alcune bende e siringhe da iniezione.
Finito di prepararsi, lasciò lo zaino sul letto e tornò a sedersi al tavolo con gli altri, in attesa di ordini.
<<Ok dato che siamo pronti vorrei discutere di cosa potremmo trovare>> esordì Lyanne.
<<Beh in realtà è anche possibile che non ci sia nulla. Poi teniamo di conto che è Connor ad aver preso la chiave e ad averla nascosta in modo che nessuno la ritrovasse. È impossibile aprire quel tempio, a meno che non si trovi un suo discendente con il quale ripercorrere i suoi ricordi, per capire dove l’abbia lasciata, ammesso che sia sempre lì dopo tutto questo tempo>> disse Richard, riflettendo ad alta voce con le braccia conserte.
<<Vero, ma non è detto che l’Abstergo non sia stata in grado di rielaborare anche questa parte del ricordo. Quindi esiste la possibilità che siano giunti alle nostre stesse conclusioni>> gli rispose Lyanne.
<<Però mi sembra inutile parlare di cosa potremmo trovarci davanti. Le informazioni ambientali che abbiamo sono di vari secoli fa, sicuramente adesso è tutto diverso. Conosciamo la posizione ma non abbiamo la minima idea di cosa ci aspetta una volta arrivati sul posto>> disse Elena.
<<Allora non ci resta che aspettare, e vedere se toccherà a noi andare là. C’è la possibilità che il Consiglio ritenga necessario lasciarci qui a proseguire l’indagine sui figli dei due Assassini>> concluse Anne inserendosi nel discorso.
<<Hai ragione, a questo punto aspettiamo e vediamo quali saranno gli ordini>> concluse Lyanne.
Di lì a poco il telefono di Lyanne squillò
<<Pronto?…Si..ok, capito. Vi tengo aggiornati>>
Chiuse la chiamata e ripose il telefono in tasca.
<<Noi restiamo qua. È già stata mandata un’altra squadra sul posto. Da noi aspettano notizie sui possibili figli di Connor e Aveline, quindi per stasera riposiamoci e domattina vediamo di andare avanti con il ricordo>> disse Lyanne
<<Ok>> le risposero tutti in coro.
Anne fece come le era stato detto, mangiò e poi passò la sera rilassandosi prima di andare a dormire.
Il mattino dopo, fatta colazione, si preparò per tornare nell’Animus.
<<Da che punto riprendiamo?>> chiese Anne.
<<Per il momento direi di riprendere da dove avevamo lasciato>> fu la risposta di Elena.
<<Ok, allora partiamo>> acconsentì Anne, sdraiandosi ed indossando il casco per iniziare la sessione.
Poco dopo si trovò nuovamente nei panni della sua antenata, e si stava preparando per tornare a Delisle, in attesa del ritorno di Connor che era andato ad accertarsi che l’accesso al tempio fosse definitivamente chiuso.
Qualche ora più tardi fece ritorno al capanno; Aveline e Corine avevano finito di radunare un po’ di provviste per affrontare il viaggio di ritorno. Avevano arrotolato anche alcune stoffe per poterle utilizzare in caso si fossero dovuti accampare all’aperto.
Non appena Connor entrò le rassicurò dicendo che l’entrata allo scavo era ben bloccata dalle macerie causate dall’esplosione.
<<Missione compiuta ragazzi!>> Esclamò Patience alzando il pugno in aria.
<<Si, ce l’abbiamo fatta. Se mi avessero raccontato che avrei preso parte ad una cosa simile non ci avrei mai creduto!>> Aggiunse Corinne euforica.
<<Ottimo lavoro a tutte ragazze. Adesso però dobbiamo rimetterci in viaggio. Non possiamo restare per troppo tempo qui>> Intimò Connor.
Si rimisero dunque in cammino per Delisle, percorrendo però un’altra strada rispetto a quella che avevano fatto all’inizio.
Dopo qualche chilometro Aveline cominciò a sentirsi molto stanca: sentiva le gambe pesanti e aveva mal di schiena. Connor notò il suo malessere, quindi le si avvicinò: <<Tutto bene? Vuoi che ci fermiamo?>>. Le domandò appoggiandole una mano dietro la schiena per farle sentire il suo sostegno.
<<Ti ringrazio, ma voglio continuare. Mi riposerò quando saremo al sicuro>> Rispose lei con aria spossata.
<<Come vuoi>> Tagliò corto Connor, che tuttavia le rimase vicino, mentre Corinne e Patience erano qualche metro avanti a loro e stavano chiacchierando.
Dopo qualche istante di silenzio si rivolse di nuovo ad Aveline: <<Sei stata superba nello scontro. Tuttavia non posso fare a meno di rimproverarti per aver messo a rischio la tua vita e quella di nostro figlio>>
Aveline rispose senza guardarlo e continuando a fissare per terra: <<Non potevo fare altrimenti. Appena mi sono resa conto che qualcosa era andato storto, mi sono precipitata dentro per correre in vostro aiuto>>
<<Devi fare attenzione. Se non fosse stato per te, le cose sarebbero potute finire male, ma considera che sarebbe potuta andare a finire anche peggio…>>
<<Ma così non è stato. Ho fatto ciò che ho ritenuto giusto>> Rispose Aveline, che finalmente alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi: <<Non avrei potuto sopportare l’idea di perderti>>
Connor la prese per mano e la strinse leggermente, come per ringraziarla in silenzio di avergli salvato la vita. Dopo qualche istante la lasciò e concluse: <<Sono felice che sia andato tutto bene>>
Dopo qualche ora giunsero alle porte del paese, dove si divisero: Connor e Patience andarono a recuperare la carrozza, mentre Aveline e Corinne si avviarono verso casa di Corinne per recuperare le ultime cose necessarie e i loro effetti personali.
Le ragazze arrivarono davanti all’abitazione e rimasero a bocca aperta: le mura erano tutte nere e gli infissi erano caduti. La notte in cui i Templari avevano fatto irruzione in casa di Corinne, avevano anche appiccato il fuoco.
Corinne cadde sulle ginocchia sconvolta: <<La mia casa…>>. Mormorò mentre le lacrime le rigavano il viso.
Aveline tentò di tirarla su e di farla calmare <<Corinne, dai, alzati. Mi dispiace tanto per quello che è successo, ma dobbiamo sbrigarci. Entriamo per vedere se qualcosa si è salvato>>
Corinne si tirò su con l’aiuto di Aveline e si asciugò il volto con le mani. Cercò di smettere di singhiozzare e si decise a seguire la sua amica per entrare.
Quando furono dentro si trovarono nella sala, che adesso era completamente distrutta: tutto quanto aveva assunto una colorazione nero-grigia ed era tutto sottosopra. Gli uomini che erano entrati avevano distrutto gli arredi buttandoli per terra o prendendoli a calci, perciò non si era salvato niente.
Avanzarono nelle altre stanze alla ricerca di qualcosa di integro, ma trovarono solo cenere e oggetti distrutti dalle fiamme. Decisero di scendere nella cantina per vedere se il fuoco era arrivato anche lì. La botola era quasi completamente carbonizzata ma ancora chiusa, a testimonianza che non erano riusciti a trovare l’entrata. Aveline sollevò quel che rimaneva dello sportello e scese con attenzione, poi Corinne fece lo stesso, seguendola al piano inferiore.
La stanza era completamente integra, per cui riuscirono a recuperare i loro abiti e le loro armi. Corinne si appoggiò alla scrivania in penombra fissando il pavimento in preda allo sconforto.
<<Maledetti bastardi. Volevano assicurarsi che non ne uscissimo vive da qui…>> Mormorò continuando a guardare per terra.
Aveline le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla: <<So cosa significa non avere più una casa e lasciarsi alle spalle tutto ciò che un tempo ti apparteneva. Fa davvero male. Ma non è tutto perduto>>. Le sfiorò il mento per invitarla a guardarla negli occhi e poi proseguì: <<Se non fossimo riuscite a fuggire in tempo quella notte, a quest’ora le fiamme avrebbero divorato anche noi>>
<<Lo so Aveline, ma io adesso non ho dove andare! Sono sola al mondo lo capisci?!>> Disse Corinne disperandosi tra le lacrime.
<<Non è affatto vero. Tu hai noi. Non sei sola. Vieni con noi. Potrai cominciare una nuova vita>>
<<Non lo so…>> Mormorò, asciugandosi il volto con le maniche. <<Ma forse hai ragione. Ormai non ho più nulla che mi tenga legata a Delisle…>>
Aveline la abbracciò forte e non la lasciò finchè non ebbe finito di sfogarsi. Le asciugò le guance con le mani e le sorrise: <<Andiamo, Connor e Patience ci aspettano qui fuori>>
Uscirono dall’entrata secondaria e si aiutarono a vicenda per portare fuori le cose che erano riuscite a radunare. Davanti alla casa arrivarono Connor e Patience con la carrozza: anche loro rimasero senza parole quando videro com’era ridotta l’abitazione.
Patience corse incontro alle ragazze e abbracciò Corinne in silenzio. Anche Connor si avvicinò a loro e quando Patience si spostò, mise una mano sulla spalla di Corinne: <<Mi dispiace molto>>
<<Si, anche a me… ma sono pronta a voltare pagina…>>
<<Le ho detto che può tornare con noi>> Intervenne Aveline.
<<Assolutamente si. Nessun problema>> Rispose Connor. <<Finiamo di caricare la carrozza e mettiamoci subito in cammino>> Concluse.
<<Grazie infinite a tutti voi>> Disse Corinne con gli occhi lucidi, mentre passava un sacco a Patience.
Quando ebbero finito di depositare i loro effetti personali sulla carrozza salirono: le ragazze dietro e Connor davanti alle redini. Una volta salita, Aveline si accasciò stremata; finalmente poteva prendersi un po’ di riposo dopo quella lunghissima e stremante camminata.