Arrivarono nel primo pomeriggio, e dopo aver mangiato discussero su come doveva procedere l’operazione: Connor e Patience sarebbero partiti appena dopo il tramonto, lui diretto al bordello, lei al porto. All’arrivo della nave Patience avrebbe seguito dall’alto i movimenti del bersaglio, in modo da essere informati in caso variasse il percorso.

Connor sarebbe rimasto nascosto fino all’arrivo del Capitano Jones al bordello, dopodichè si sarebbe infiltrato salendo sull’albero ed entrando dalla finestra lasciata sbloccata da Aveline. Poi si sarebbe nascosto vicino alle scale, in modo da poter sorprendere alle spalle i suoi obiettivi. Se i due non fossero arrivati insieme al piano superiore, avrebbe atteso nascosto tra i divani che fossero entrambi nella stessa stanza, per poi sorprenderli e, con l’ausilio di bombe fumogene, eliminarli velocemente. Patience sarebbe rimasta fuori, in modo da poter tenere d’occhio l’esterno in caso di problemi, così da poter intervenire e dare modo a Connor di riuscire a fuggire.

Definito il piano aspettarono il tramonto, dopodichè Connor e Patience uscirono; Aveline e Corinne rimasero  in casa, in attesa del loro ritorno. Rimasero sedute davanti al fuoco a parlare per un po’, poi si addormentarono, prima una e poi l’altra.

Aveline venne svegliata da un rumore proveniente dalla porta di entrata. Il fuoco era ormai spento e nella notte l’unica luce presente era quella che filtrava dalle finestre. Si fermò ad osservare la porta e in un attimo capì che il rumore prodotto derivava dal tentativo di forzare la serratura.

Aveline si alzò di scatto e cercò di svegliare Corinne senza fare rumore: <<Corinne! Corinne! Svegliati!>> Bisbigliò scuotendola. Corinne si svegliò: <<Che c’è? Che succede?>> domandò frastornata.

<<Ssshh! Fa’ silenzio e seguimi!>> tagliò corto Aveline prendendola per mano e trascinandola verso la cantina. Aprì la botola e fece scendere Corinne, poi la seguì richiudendo la botola sopra di lei.

Appena fu a terra, Aveline accese la lampada ed andò verso il tavolo dove aveva lasciato le proprie cose, credendo che non le sarebbero servite per un po’ di tempo. Velocemente si riallacciò le cinture e si rimise i bracciali, mentre Corinne, ora più spaventata che assonnata, le chiese: <<Che sta succedendo? Chi c’è in casa?>>

<<Non lo so, ma dobbiamo fare silenzio se non vogliamo essere scoperte>>.

Gli uomini avevano ormai fatto irruzione in casa, ma non si erano ancora accorti della botola nascosta nel buio.

Aveline appena pronta prese Corinne per mano e andò alla scala posteriore: <<Salgo prima io, appena te lo dico sali anche tu velocemente, ok?>>

<<Ok…>> Disse Corinne sempre più spaventata.

Aveline salì le scale e lentamente aprì la botola, si affacciò quel tanto da permetterle di vedere fuori. Quando si fu accertata che non c’era nessuno, uscì all’esterno lasciando la botola aperta.

Controllò rapidamente di non essere vista e poi disse a Corinne di salire, che così fece, uscendo terrorizzata. Aveline cercò di calmarla: <<Andrà tutto bene. Non ci troveranno>>

<<Succederà anche a me! Mi prenderanno!>>

<<Calmati! nessuno ti toccherà finchè ci sarò io>> la rassicurò Aveline, cercando di farla ragionare.

All’improvviso Aveline udì una voce maschile dal piano superiore della casa: <<Signore! Qua non c’è nessuno!>>. Un altro gli rispose: <<Cercate ancora! Deve esservi sfuggito qualcosa!>>.

<<Ascoltami: adesso io e te ce ne andiamo da qui, ok?>> Intimò Aveline.

<<Ok>> le rispose Corinne che pareva essersi ripresa.

Lentamente si diressero verso un angolo della casa: Aveline fece capolino per vedere se avevano via libera: era tesa come la corda d’un arco; era nervosa perché era da tempo che non si allenava e sapeva anche di non poter sostenere uno scontro fisico.

D’un tratto sentì Corinne gridare: <<Aveline! Dietro di noi!>>

Aveline scattò come una molla: in un attimo prese una bomba fumogena e si voltò pronta ad affrontare il suo avversario che le stava correndo incontro con un’ascia sollevata sopra la testa.  Lanciò la bomba a poca distanza da lei gettandosi poi di lato. Una densa nube bianca lo avvolse creando un diversivo. Saltò in piedi e forte della copertura del fumo estrasse una delle due lame celate e attaccò l’uomo alle spalle tagliandogli la gola.

Si voltò di scatto, prese Corinne per mano e inizò a correre attraverso i campi, verso la città.

Il grido di Corinne aveva allertato gli uomini che avevano fatto irruzione in casa: adesso erano usciti e stavano per essergli addosso. Mentre correva Aveline prese un paio di bombe e le tirò davanti a sé, prima una poi l’altra estendendo così la superficie coperta dal fumo. Grazie a quel diversivo riuscirono a guadagnare terreno. Quando però non furono più coperte dal fumo sentì alcuni proiettili mancarle di poco. Erano ormai vicine alle porte della città e riuscirono ad infilarsi tra le case prima che una seconda salva di proiettili le raggiungesse.

Continuarono a correre attraversando la città, dirette al porto, dove Aveline si ricordava aver visto una specie di accesso alla rete fognaria. Si voltò e vide che le stavano ancora inseguendo: svoltarono quindi in un vicolo e lanciò un’altra bomba fumogena alle loro spalle cercando di seminare gli inseguitori. Continuarono a correre tra i vicoli fino a tornare sulla via principale. Aveline si voltò e vide che la sua idea aveva funzionato: li avevano seminati, anche se ciò non voleva dire che fossero fuori pericolo. Continuarono a correre verso il porto cercando però di nascondersi passando nelle zone meno illuminate.

Arrivate al porto si diressero verso la locanda che avevano visitato: nelle vicinanze Aveline ricordava di aver visto una specie di botola. Raggiunsero il locale, ma la trovarono chiusa. Allora Aveline estrasse un grimaldello e iniziò a forzare la serratura: dopo qualche tentativo riuscì ad aprirla.

Appena entrate Aveline accese la prima lampada che trovò e poi chiusero la botola.

Si appoggiarono alla parete cercando di riprendere a respirare.

Solo quando ripresero a respirare più normalmente si accorsero dell’orrendo tanfo che aleggiava nell’aria, che portò Aveline a vomitare.

<<Stai bene?>> Le chiese con voce nasale Corinne che si stava tappando il naso.

<<Potrei stare meglio…>> Disse Aveline asciugandosi la bocca. Poi, dopo essersi tirata su il foulard in modo da coprirsi il naso, fece cenno a Corinne di camminare.

Avanzarono nelle fogne fino a trovare una seconda uscita: si accertò di aver spento tutte le luci che potevano portare a capire che direzione avessero preso, quindi uscirono da una botola posta in un cortile tra alcuni edifici.

Una volta fuori, Aveline si affacciò tra due case e vide alcune persone camminare parlando in modo concitato: <<Avete sentito cosa è successo?! Qualcuno ha ucciso il Generale Reltzer!>>. “Ottimo”, pensò Aveline tra sè e sè, “siamo vicine al bordello, e se il Generale è morto probabilmente Connor è già andato via. Se però è già arrivato a casa di Corinne sicuramente si sarà accorto che ci sono stati problemi. Dobbiamo trovarli… però prima devo trovare un posto sicuro e riposarmi almeno un po’…”. Mentre osservava la strada, vide una signora che usciva di casa: allora le venne un’idea. Tornò indietro a prendere Corinne, che si era accasciata a terra esausta. <<Presto, andiamo!>> La intimò, invitandola ad alzarsi.

<<Aveline basta correre… non ce la faccio più!>>

<<Anche io sono stanca. Facciamo un ultimo sforzo e se ho ragione per stasera potremo riposarci in un luogo sicuro>>. Così quando Corinne fu in piedi, Aveline si slacciò le cinture nascondendole in un sacco assieme al cappello e alla giacca che aveva trovato lì vicino. Aperta poi la botola che dava accesso alla fogne lo lasciò su un angolo delle scale che conducevano all’interno, e poi la richiuse. Fatto questo prese Corinne per mano ed uscirono sulla strada, dirette verso quella donna che aveva visto uscire poco prima.

La signora adesso stava tornando in casa. <<Aspetti!!>> Gridò Aveline. <<Aspetti!! Ci aiuti!!>>. La donna sentendo urlare si voltò e vide le ragazze correre verso di lei: <<Che succede?! Chi siete?!>>

<<Casa nostra è stata attaccata da dei banditi mentre dormivamo! Io sono incinta, la mia amica non ce la fa più e non ho più notizie di mio marito da quando siamo fuggite. La prego ci aiuti!>> implorò Aveline, cercando di apparire il più disperata possibile.

La sua tattica funzionò e la donna corse subito verso di loro: <<Dio mio! Venite dentro, sarete più al sicuro che qua fuori>>

<<Grazie! Grazie davvero>> le rispose Aveline.