Connor si rivolse ad Aveline: <<Fammi capire: quindi al momento di bersagli possibili ne hai trovato solo uno?>>
<<Sì, ma sto pensando che c’è la possibilità che collabori con qualcuno, perché, da quello che ho capito, la schiavitù di molta gente è dovuta all’aumento vertiginoso delle tasse imposte dal generale>> Rispose Aveline.
<<È possibile. Questo confermerebbe la presenza di uno schema preciso con cui agiscono. Se però poniamo un’ipotesi simile, è molto probabile che siano coinvolte anche altre persone>>
<<Esatto. Come ti dicevo la zona a nord di Diamondhead è stata occupata e vietata a chiunque>>
<<Allora dovremmo infiltrarci all’interno del forte e della nave per vedere se troviamo qualche dettaglio in più su i nostri obbiettivi>>
<<Si, mi sembra la soluzione migliore>>
<<Direi che per il momento ci fermiamo qui, e torneremo a discuterne appena avremo qualche dettaglio più preciso, così definiremo quali siano effettivamente i soggetti da eliminare>> Concluse Connor.
<<Perché decidere?! Lo meritano tutti per quello che fanno!>> Esordì Patience.
<<Perché prima di eliminare qualcuno servono prove concrete. Pensavo che ormai lo avessi appreso dal tuo addestramento>> la rimproverò Connor.
<<Per il momento direi che dovremmo organizzarci per partire>> Intervenne Aveline
<<Partiremo io e Patience. Tu resterai qui fino al nostro ritorno>> Le rispose lui con fare autoritario.
<<Non se ne parla nemmeno! Io vengo con voi!>> Protestò Aveline.
<<No! Tu non ti muoverai da qui. È pericoloso>>
<<Non sono una ragazzina! E tu non puoi darmi ordini!>> Esclamò lei alzandosi in piedi.
<<Ma hai idea dei pericoli che correresti?! Non voglio rischiare che l’operazione vada a monte solo perché tu sei testarda come un mulo!>>
<<Pensi che non conosca i pericoli?! Ho combattuto in quelle zone per tutta la vita e sono capace come lo sei tu di passare inosservata, quindi non mi fare la predica. Sono venuta perché mi serve un aiuto, non per essere messa da parte! Quindi io verrò con voi, che ti piaccia o meno>>
<<E va bene! Ma rimarrai con me, intesi?!>> Disse Connor spazientito dalla testardaggine di Aveline.
<<Non ho bisogno di una balia, so badare a me stessa>>
<<Ma non sei in grado di difenderti! Lo hai detto tu stessa!>> Tuonò, alzandosi in piedi anche lui.
<<Si, ma non voglio una guardia del corpo! E poi penso che avremo a disposizione anche una casa sicura>>
<<Pensi?>> chiese sarcastico Connor.
<<Si, la ragazza che ho salvato mi ha già offerto ospitalità e anche se non gliel’ho ancora chiesto, sono sicura che ci aiuterà>>
<<E se così non fosse?>>
<<In quella zona c’è molta gente che conosceva mio padre, mi aiuteranno se glielo chiederò>>
<<… Speriamo che sia così… e comunque, dato che non puoi operare con noi, cosa verresti a fare?>>
<<Io recupererò informazioni su i possibili bersagli. Vestita adeguatamente passerò inosservata e sarà più facile far sì che la gente si fidi e parli>>
Connor rimase qualche attimo a pensare, quindi Patience che era stata ad assistere a tutto quanto decise di intervenire.
<<Connor, dalle una possibilità. Sembra piuttosto sicura di quello che dice. Io dico di fare come ha proposto>>
Connor accettò con riluttanza la proposta di Aveline. Decisero che sarebbero partiti qualche giorno più tardi per poter organizzare il viaggio. Data la presenza di Aveline, non avrebbero potuto procedere a piedi, e avrebbero dovuto preparare la carrozza.
I preparativi per il viaggio, che sarebbe durato circa una mese, richiesero alcuni giorni, nei quali Aveline e Connor non si parlarono se non per questioni strettamente riguardanti la missione.
Giunse il momento della partenza, quindi caricarono la carrozza e alle prime luci dell’alba partirono: Connor si mise alla guida, mentre le ragazze rimasero dentro.
Durante il tragitto effettuarono diverse soste per riposare e rifocillarsi. Ormai era inverno inoltrato, e le temperature erano veramente basse, tant’è vero che nevicava ormai da qualche giorno. Ad Aveline non mancava affatto quella sensazione di gelo nelle ossa, e nelle sue condizioni temeva che quel freddo potesse essere un problema per il bambino. Si rese conto che nonostante fosse una donna molto coraggiosa, l’idea di diventare madre la spaventava molto: non aveva paura di crescere suo figlio da sola, bensì di non essere abbastanza per lui, o per lei, e di non riuscire a dargli tutto l’amore di cui aveva bisogno. Tutto sommato era anche normale che avesse timori del genere, specialmente in una situazione così incerta come la sua.
Giunsero in una locanda nei pressi di Kingsport, e decisero di passare la notte lì per poi ripartire l’indomani. Connor pagò per la cena e per due stanze; mentre parlava con l’oste, Aveline e Patience aspettavano dietro di lui, poco distanti dal bancone. Stavano chiacchierando quando ad un certo punto due uomini si avvicinarono a loro: si capiva che non erano del tutto sobri e che le loro intenzioni non erano delle migliori.
<<Ciao ragazze. Ce la fate un po’ di compagnia?>> Esordì uno dei due mettendo un braccio attorno alle spalle di Patience.
<<Si, divertiamoci un po’ insieme! Due zuccherini come voi non dovrebbero stare qui da sole>> Aggiunse l’altro trascinando Aveline dopo averla presa intorno alla vita. Le ragazze cercarono di contenersi e di spostarsi, senza fare confusione: l’ultima cosa che volevano era scatenare una rissa. <<Vi ringraziamo per l’offerta, ma siamo apposto così!>> Rispose seccata Patience, togliendosi il braccio di dosso.
<<Andiamo! Non fatevi pregare! Non capita tutti i giorni di trovare delle ragazze così belle! Vogliamo solo passare un po’ di tempo con voi…>> Disse uno dei due, avvicinandosi ad Aveline per afferrarla di nuovo. Questo si fermò immediatamente quando si ritrovò la mano di Connor sulla spalla che lo trattenne dov’era. L’uomo si voltò ed esclamò: <<E ora che vuoi! Levati di torno, idiota!>>
Connor fece cenno con la testa alle ragazze di salire le scale e loro si mossero rapidamente senza fare domande. Dopo aver lanciato un’occhiata minacciosa ad entrambi gli uomini si avviò anche lui in silenzio verso le scale.
<<Hey! Ragazze, dove andate?!>> Esclamò uno dei due spalancando le braccia. I tre non si voltarono e salirono al piano di sopra per andare nelle proprie stanze.
<<Lasciate le vostre cose in stanza e troviamoci qui sul pianerottolo. Scendiamo insieme per la cena e poi torniamo subito su. Dobbiamo mantenere un basso profilo. Quando scenderemo rimarrete insieme a me: chiaro?>> Ordinò Connor. Nonostante Aveline non accettasse volentieri ordini, acconsentì senza discutere. Dopo cena, tornarono nelle proprie stanze e prima di addormentarsi, Aveline e Patience rimasero a chiacchierare fino a tardi.