<<Anne devo farti uscire, sono già diverse ore che sei dentro. Devi riposarti>> Disse Elena attraverso il casco.

<<Oh, ok>> Come le altre volte Anne venne abbagliata da una fortissima luce e si ritrovò nel corridoio della memoria. <<Pronta? Ti porto fuori>>

<<Pronta>>

Venne nuovamente accecata, e quando tornò al buio del casco si sentì frastornata e nauseata.

<<Oddio… non potreste rendere il distacco meno traumatico?>> Disse Anne mentre si toglieva il casco.

<<Al momento questo è il meglio che abbiamo>>Le rispose Lyanne, poi aggiunse: <<Tu hai bisogno di mangiare e di riposarti. Hai trascorso troppo tempo nell’Animus. Può diventare pericoloso. Quindi adesso vai a dormire e rientrerai domattina>>

Anne si alzò dalla poltrona dell’Animus e andò verso uno dei mobiletti per prendere qualcosa da mangiare. Mentre mangiava Richard le si avvicinò dicendo: <<Anche se al momento non hai ancora individuato il nostro obiettivo principale, sono venute fuori delle informazioni piuttosto interessanti; dacci il tempo di finire di analizzarle e domattina parleremo di ciò che hai visto>>

<<Ottimo. Visto? Ho avuto ragione a voler continuare e rivivere tutto il ricordo>> Esclamò soddisfatta Anne.

Richard le sorrise, e Lyanne intervenne dicendo: <<Si si, hai avuto ragione ora però vai a nanna>>

Anne andò verso le scale ed entrò nel sottoscala spostando la tenda che lo copriva: era abbastanza profondo da ospitare un branda appoggiata al muro ed un semplice comodino con una piccola lampada sopra.

Si tolse le scarpe e si distese sul letto; di lì a poco la stanchezza della lunga sessione nell’Animus si fece sentire, e la fece sprofondare in un sonno ristoratore.

La mattina dopo, quando si svegliò, trovò in piedi solo Lyanne: <<Buongiorno Lyanne. Tu non ti sei riposata?>>

<<Anne, buongiorno. Ho avuto modo di dormire un po’ anche io, tranquilla >> le rispose Lyanne sorridendo.

Anne prese qualcosa da mangiare e poi disse: <<Richard mi ha detto che sono venute fuori delle interessanti informazioni>>

<<Si, ne parliamo appena si svegliano anche loro>>

Di lì a poco Richard si alzò dalla sedia su cui aveva dormito e si stiracchiò mormorando: <<Lyanne se dovremo passare altre notti qui andrò a recuperare un sacco a pelo, visto che dormire sulle sedie è scomodissimo. Buongiorno Anne>>

<<Buongiorno Richard, che mi racconti?>>

<<Fammi prendere un caffè e poi parliamo>> le rispose Richard con la bocca ancora impastata. Andò verso un altro mobiletto ed estrasse una macchina per il caffè ed alcune capsule.

Mentre Anne e Richard facevano colazione, si svegliò anche Elena, che aveva dormito sulla poltrona dell’Animus: <<Buongiorno a tutti>>. <<Buongiorno>> le risposero tutti in coro. Dopo che ebbero finito di mangiare, si sedettero al tavolo per parlare delle nuove informazioni ottenute durante la sessione della sera precedente.

Iniziò Richard dicendo: <<Dopo che sei andata a dormire ci siamo messi ad analizzare le informazioni che abbiamo acquisito dalla simulazione e devo dire che avevi ragione. Tutto quello che abbiamo visto va completamente contro ad ogni dato che precedentemente ci era prevenuto. Molto probabilmente se acquisiamo più informazioni possibili potremmo venire a conoscenza di molti altri avvenimenti>>

<<Ieri sera ero sfinita e non riuscivo molto a seguirti. Mi spieghi perchè così tanta eccitazione?>> Chiese Lyanne

<<Semplicemente perchè quello che abbiamo visto è una parte di storia che era stata completamente manomessa e occultata. Tutto quello che sappiamo sulla discendenza dei nostri antenati potrebbe essere completamente diverso da ciò che conosciamo. Il solo fatto che ci sia questa relazione tra Connor e Aveline stravolge quello che credevamo di sapere su di loro>> Intervenne Elena

<<Esatto, infatti fino ad ora noi credevamo che loro, dopo la missione di Aveline di accompagnare Patience alla tenuta, non avessero avuto più contatti>> Le fece eco Richard.

<<Le mie sensazioni si sono rivelate corrette. Ma se anche tutti ricordi prevenuti prima di questo sono stati manipolati per impedirci conoscere relazioni tra assassini, viene spontaneo chiedersi  perché. Cosa volevano nascondere?>> Disse Anne

<<A questo punto direi che avevi ragione Anne! E ora per capirci qualcosa dobbiamo analizzare tutto quanto il ricordo>>

<<Grazie!>> Rispose Anne sorridendo, poi continuò <<Io sono pronta a rientrare>>

<<Ok! Vai a stenderti che ti faccio entrare>> Le rispose Elena.

Anne si distese sulla poltrona dell’Animus, e indossò il casco.

Di lì a poco Elena collegò la mente di Anne al ricordo, facendola tornare a vestire i panni della sua antenata.

I giorni di viaggio si susseguirono tutti nello stesso modo. Nonostante non ci fosse molto da fare in nave, il tempo sembrò volare. Era infatti arrivato il giorno dell’attracco.

<<Ci siamo, Capitano. Tra qualche ora arriveremo a New Orleans. Il mare oggi è una tavola e si viaggia che una meraviglia>> Disse Faulkner rivolgendosi a Connor, che era al timone, con accanto Aveline. La tristezza cominciava a farsi sentire più del solito: era quasi giunto il momento di salutarsi e chissà quando avrebbero potuto vedersi ancora.

<<Siamo stati fortunati: nonostante la stagione fredda, abbiamo incontrato un clima molto favorevole alla navigazione>> Rispose Connor.

Nel primo pomeriggio giunsero a destinazione: Connor impartiva gli ordini dal timone, e l’equipaggio eseguiva ogni comando tempestivamente. Si accostarono al molo, ammainarono le vele e gettarono l’ancora. Quindi aprirono la pedana per consentire la discesa. Patience si diresse verso Aveline e senza dire una parola la abbracciò forte. Lei ricambiò l’abbraccio con piacere: <<Questo è certamente un arrivederci, Patience>> le disse quando si staccarono.<<E vorrei vedere!>> Esclamò lei sorridendo. << A presto, Aveline>>

<<Ciao Patience>>. <<Sei pronta?>> Le chiese Connor avvicinandosi. <<Si. Andiamo>> Rispose Aveline; quindi scesero e s’incamminarono per allontanarsi dalla nave. Gli uomini dell’equipaggio si sarebbero occupati di sorvegliare la nave e di andare a recuperare provviste per poter ripartire l’indomani di primo mattino. Quando furono sufficientemente lontani salirono dei grossi gradini e giunsero nella zona portuale. Connor si avvicinò ad un uomo che si occupava di far pagare l’ormeggio delle navi al molo: <<Salve. Sono il Capitano di quella nave là. Ho bisogno di restare ormeggiato fino all’alba>>

<<Ma certo, nessun problema. Sono 50 monete>>

<<Ecco a lei>> Disse porgendogli i soldi.

<<Perfetto! buona permanenza e benvenuto a New Orleans, Signore. Oh salve signorina De Grandpré! Non l’avevo proprio vista. Le mie scuse!>>

<<Buonasera Claude. Non è necessario che ti scusi>>

<<Spero abbia fatto un buon viaggio. È da molto tempo che manca!>>

<<Si. Sono quasi tre mesi in effetti>>

<<Colgo l’occasione per farle i miei più sinceri auguri di fidanzamento! Porti i miei saluti al signor Blanc>>

Il cuore di Aveline ebbe un tuffo e rimase a bocca aperta per qualche istante. Connor la guardò con aria incredula e le prese un braccio per costringerla a guardarlo: <<Cosa significa questo?!>> Chiese con aria risoluta e nervosa. Aveline d’istinto tolse immediatamente il braccio dalla sua presa e si rivolse all’uomo: <<La ringrazio. Abbiamo molta fretta. Con permesso…>>

<<Ci mancherebbe! Arrivederci, mia signora>>

Aveva la tachicardia e non sapeva come uscire da quella situazione. Iniziò a camminare per allontanarsi da lì e Connor la seguì, capendo che non voleva discuterne davanti a quell’uomo. Superarono un edificio e una volta svoltato l’angolo la prese per un braccio di nuovo: <<Allora, vuoi spiegarmi cosa significa?!>>

<<I-Io… Ecco….>> Non riuscì a fiatare di fronte a Connor così furibondo: non l’aveva mai visto in quello stato e questo la bloccò ulteriormente.

<<PARLA!>> Gridò infervorandosi e stringendole il braccio. <<Ti prego, lasciami! Mi fai male!>>. Lasciò immediatamente la presa ma non smise di fissarla con aria furente. Aveline si appoggiò con la schiena al muro e inspirò a fondo prima di iniziare a parlare: <<Non sono stata del tutto sincera con te: Gérald non è solo il mio informatore… lui… noi siamo fidanzati da due anni, e poche settimane prima che partissi mi ha chiesto di sposarlo… e io ho acconsentito>> Aveline fissava il pavimento con aria colpevole.

<<Che cosa?! Ma come hai potuto nascondermi una cosa simile?!>> Esclamò Connor stringendo i pugni per la rabbia. <<Ti sei presa gioco di me fino ad ora! Non sono stato altro che un passa tempo per te! NON È COSì?!>> Gridò appoggiando con violenza la mano vicino alla sua testa contro il muro. <<Connor ti giuro che non è così…>> Rispose lei con voce rotta e gli occhi colmi di lacrime. <<Devi credermi: io ti a…>>

<<Non provare neanche a pronunciare quelle parole!>> Tuonò lui senza farla finire e voltandosi, con tutta l’intenzione di darle le spalle.

<<Ti prego ascoltami…>> Mormorò, nel tentativo di richiamare la sua attenzione.

<<Non voglio sentire una sola parola da te! Io ti ho dato tutto me stesso e anche molto di più! Perché non mi hai detto che avevi una relazione con lui?!>>

<<Perché non volevo perderti!>> Rispose lei con aria di supplica. <<Ti prego Connor! So di non averti detto tutta la verità, ma devi credermi: io non ho mai voluto usarti o tradire la tua fiducia! Quello che provo per te è vero!>> Singhiozzando fece per prendergli la mano. <<NON TOCCARMI!>> Gridò lui colmo di rabbia. <<Se la tua motivazione era quella di non perdermi, mi dispiace dirti che hai fallito!>> Disse puntandole il dito contro. Poi concluse dicendole: <<Dimenticati di avermi conosciuto>>. Detto questo si voltò e se ne andò. Aveline si accasciò a terra in lacrime: aveva appena perso l’unico uomo di cui si fosse realmente innamorata, ed era stata tutta colpa sua.