Tornarono mano nella mano alla tenuta per andare a cena.

Dopo mangiato, diversamente dal solito, Aveline, Connor e Patience si trattennero a tavola a parlare del più e del meno. Visto che la mattina successiva avrebbero dovuto alzarsi presto e prepararsi per partire, decisero di andare a dormire un po’ prima rispetto alle altre sere.

Il mattino seguente, dopo colazione, andarono a prepararsi nelle proprie stanze; Aveine indossò i suoi abiti da Assassina e lasciò sul letto quelli che le aveva fatto trovare Maria il primo giorno che era arrivata alla tenuta. Scese le scale e vide Connor alla porta con un sacco in mano: indossava una elegantissima giacca blu scuro con rifiniture bianche, lunga fino alle caviglie; portava un cappello dello stesso colore della giacca, ma rifinito da cuciture ocra lungo tutto il bordo; sotto la giacca si intravedeva una semplice camicia grigio-bluastra rifinita da bottoni argento e cuciture bianche. Era semplicemente bellissimo. Connor si voltò e la vide in cima alle scale: <<Buongiorno>> la salutò sorridendole. Aveline scese immediatamente e gli andò incontro. Lo abbracciò e lo baciò teneramente. <<Questo abito è fantastico, Connor. Stai benissimo>>

<<Grazie. Il mio incarico richiede una certa formalità>> Disse accarezzandole il braccio. <<Dormito bene?>> Le chiese

<<Si, grazie. Sono pronta per partire>>

<<Bene. Aspettiamo che Patience si decida a scendere e ci dirigiamo verso il molo>>

Dopo qualche minuto finalmente Patience scese, così uscirono e si diressero verso la nave.

Quando arrivarono al molo Aveline vide che c’era un gran fermento; la nave non era tra le più grandi che avesse visto, ma rimase sorpresa della grande quantità di cannoni di cui era equipaggiata: ne aveva due file per ogni fiancata, cosa che non aveva notato la prima volta che l’aveva vista, poiché le aperture erano chiuse. Questo evidenziava quale fosse lo scopo di quella nave.

Mentre camminavano lungo il molo, gli venne incontro Faulkner salutandoli: <<Buongiorno, Capitano. E a voi mie signore>>

<<Buongiorno>> risposero tutti e tre.

Poi si avvicinò a Connor e bisbigliò: <<Siete proprio sicuro che sia necessario imbarcare due donne? Sapete quanto porti male avere una donna a bordo, figuriamoci due!>>

<<Si, non c’è modo di fare diversamente>>

<<Ok, come volete. Avete già pensato a dove sistemarle?>>

<<Sì, ho già dato disposizione di riorganizzare i miei alloggi per entrambe così da non creare problemi tra loro e gli uomini>>

<<Ok, allora siamo apposto>>

Salirono sulla nave e quando furono sul ponte Aveline si rese conto che l’imbarcazione era ben tenuta: il ponte era pulito ed alcune assi di legno che lo formavano erano più nuove di altre, segno che era stata spesso soggetta a riparazioni, molto probabilmente a seguito delle battaglie che aveva affrontato.

Mentre Aveline era ferma ad osservare la nave udì Connor impartire alcuni ordini all’equipaggio: vennero, quindi liberati gli ormeggi, rimossa la pedana che permetteva di salire e scendere dalla nave, ritirata l’ancora e spiegate parte delle vele.

Connor era al timone e accanto a lui c’era Faulkner: li vide parlare per qualche secondo e poi si scambiarono di posto. Lasciato il timone Connor andò da Aveline e le disse <<Hai già dato un’occhiata alla nave?>>

<<Si, è stupenda. Devi aver affrontato diverse battaglie con questa a giudicare dall’armamentario di cui dispone>>

<<Beh si, molte, e alcune sono state veramente difficili, lo si vede dalla quantità di riparazioni che sono state necessarie, nonostante tutti i rinforzi strutturali che abbiamo apportato>>

<<Questi uomini devono aver gran fiducia in te per averti seguito in tutti questi scontri>>

<<Essere il Capitano comporta che tutti quanti si fidino di te, e credimi non è facile specialmente quando si è sotto attacco>>

<<Sei veramente da prendere come esempio>>

<<Ti ringrazio>> Poi continuò dicendo: <<Vieni ti faccio vedere quale sarà la tua stanza per questi giorni>>. Detto questo si diressero verso poppa ed entrarono in una stanza che si trovava sotto il ponte del timone, la cui porta dava sul ponte principale. La stanza era piuttosto essenziale, abbastanza grande da farci entrare un tavolo piuttosto grande ed alcune sedie. La luce che filtrava dalle finestre di sinistra riusciva ad illuminare adeguatamente, sotto di esse c’era un lungo mobile su cui erano appoggiati alcuni strumenti nautici, alcune carte e una mappa. Lungo le pareti c’erano alcune lampade che consentivano l’illuminazione notturna.

Connor la guidò dall’altra parte della stanza, dove c’erano due porte e aprì quella di sinistra. Entrata Aveline vide che si trattava di una camera da letto molto semplice come lo era la sala antistante, però molto illuminata, poiché aveva una finestra sulla sinistra e tre sul fondo. C’era un letto a due piazze posto con la testata sulla parete di destra, una cassettiera sulla parete accanto alla porta, ed una scrivania sulla parete di fondo, sotto la finestra centrale.

<<Ho fatto apportare alcuni cambiamenti ai miei alloggi per farvi stare tranquille e lontane dal resto dell’equipaggio. Questo, per esempio, era lo studio del Capitano: l’ho fatto riadattare e ho fatto creare un’altra stanza un po’ più piccola di questa, per Patience, sulla destra dalla sala che abbiamo attraversato. Mentre la mia stanza è qui accanto>>

<<Ti ringrazio molto>> Rispose Aveline sorridendo

<<Di niente.Tu mettiti pure comoda, io vado a parlare con Faulkner per la rotta da seguire>>

Quindi uscì chiudendo la porta alle sue spalle. Aveline rimase in stanza per qualche minuto prima di uscire per continuare a esplorare la nave.

Stette in giro in compagnia di Patience fino a che Connor non andò a chiamarle per la cena. Quando le chiamò erano sulla poppa della nave ad osservare il sole tramontare nel mare.

<<Ok, arriviamo!>> risposero in coro.

Durante la cena parlarono della giornata e del primo giorno di viaggio, ma soprattutto di quanto fosse bella l’Aquila. Finito di cenare rientrarono ognuno nella propria stanza; prima di ritirarsi però Connor fermò Aveline invitandola ad incontrarsi nella sua stanza per stare un pò insieme.

Più tardi Aveline si cambiò e indossò vestaglia e camicia da notte, e andò a trovarlo come avevano deciso dopo cena. Bussò e dopo pochi istanti lui le aprì: <<Eccoti. Non vedevo l’ora di restare un po’ di tempo da solo con te>> Disse facendola entrare e richiudendo a chiave.

<<Anche io>> Rispose lei abbracciandolo. <<Vieni, accomodati>>. Indossava una camicia bianca, piuttosto avvitata e dei pantaloni semplici, color grigio scuro. La stanza in cui entrò era molto simile alla sua, con il letto al centro, le finestre sul fondo e sulla destra. Sotto alle finestre poste sul fondo si trovava una scrivania, su cui erano appoggiati vari fogli e carte nautiche, penna e calamaio. A sinistra invece si trovava un canterale con accanto un mobiletto in cui Connor aveva riposto le sue armi.

Aveline si avvicinò alla scrivania e dette un’occhiata veloce alle carte; Connor si avvicinò e si sedette sulla sedia. <<Accomodati pure. Il letto è sicuramente più comodo di questa vecchia sedia>> Disse facendole cenno di sedersi sul letto. <<Grazie, va bene anche così>> Rispose lei appoggiandosi alla scrivania. Connor si girò con la sedia verso di lei: <<Ok, come vuoi>>

<<Com’è andato questo primo giorno di viaggio?>>

<<Stancante come sempre. Ci sono tante cose da gestire e a cui star dietro. Anche se un po’ mi mancava stare per mare. A te invece com’è andato?>>

<<Molto bene. Questa nave è meravigliosa. E poi adoro il mare>>

<<Mi fa tanto piacere>>

A quel punto si alzò dalla sedia, le si avvicinò e iniziò a baciarla con passione, tenendo una mano dietro la testa e una dietro la schiena. Aveline ricambiò il bacio e lo abbracciò a sua volta. <<Ti ho già detto che mi sei mancata?>> Sussurrò lui accarezzandole il labbro inferiore con la punta del pollice. <<Oggi siamo stati più insieme del solito però>> Rispose maliziosa. Connor si chinò e le accarezzò la caviglia con le punte delle dita, risalendo lentamente lungo la gamba. Arrivato sopra al ginocchio si alzò senza smettere di sfiorarle la gamba: spostò le dita nell’interno coscia facendola sussultare di piacere. Contemporaneamente la baciò sul collo e poi le disse con voce languida: <<Non ho detto come…>>. Iniziò ad accarezzarla dolcemente mentre le baciava il collo e l’orecchio. Aveline iniziò ad ansimare e lo strinse a se’. Dopo qualche istante spostò con un gesto tutte le cose che erano sulla scrivania, la prese da sotto le natiche e la tirò su: la teneva con una mano sotto al sedere e con l’altra dietro alla schiena. La baciava con passione mentre lei le avvolgeva le gambe attorno al bacino e lo abbracciava tenendogli le braccia attorno al collo. Connor la mise seduta sulla scrivania e si aprì i pantaloni: la possedette sulla scrivania tenendola stretta a se’ con una mano dietro la schiena e l’altra sui fianchi.

Quando ebbero finito si spostarono sul letto per coccolarsi. Lui le chiese di restare a dormire lì, visto che non lo avevano mai fatto prima; Aveline accettò senza pensarci due volte. Si misero quindi sotto le coperte e si addormentarono teneramente l’uno tra le braccia dell’altra.