Era spaventata perché non aveva idea di quanto fosse in ritardo, e che sicuramente se fosse stata incinta, il bambino che portava in grembo era di Connor, da cui si era lasciata giorni prima, non nel migliore dei modi.
Decise che avrebbe pensato a cosa fare dopo essere passata dal medico una volta tornata a casa. Così la mattina dopo si preparò e partì per tornare a casa.
Durante il viaggio ebbe modo di riflettere su quello che doveva fare: avrebbe dovuto dire la verità a Gérarld, perchè non voleva vivere una vita di menzogne e sarebbe dovuta tornare alla tenuta di Davenport. Da sola non era in grado di affrontare la missione, non al momento almeno. Se fosse stata in grado in futuro di poter tornare ad adempiere al suo ruolo di Assassina dipendeva da quello che avrebbe detto il dottore, al quale avrebbe chiesto anche di dare conferma o meno a quelli che erano i suoi dubbi sulla sua possibile gravidanza.
La sera di quel giorno si fermò a pernottare in una locanda poiché non se la sentiva di fare un unico viaggio senza sosta.
Il giorno seguente in tarda mattinata arrivò a New Orleans, e come prima cosa decise che sarebbe andata dal dottore.
Il dottore Frank Shaun si era sempre occupato della sua famiglia, a partire da suo padre e non poche volte le aveva curato ferite riportate in vari scontri. Il suo studio non era molto distante dalla sua casa e si diresse quindi lì.
Arrivata alla sua porta bussò e da dentro udì la voce del dottore:
<<Chi è?>>
<<Dottore, sono Aveline>>
<<Oh! Entra entra ragazza mia>>
Aveline entrò: il suo studio era sempre stato lo stesso fin da quando era piccola. Era un’unica stanza con i muri stuccati e verniciati con colori tenui, varie lampade attaccate ai muri, una scrivania e delle comode sedie a sinistra della porta, mentre sulla destra c’era un lettino e tutto intorno ad esso alcuni tavolini con vari strumenti medici sopra.
Quella stanza era anche il piano terra della sua abitazione e le scale per accedere al piano superiore erano accanto alla scrivania.
Era il dottore migliore della città, e Aveline si fidava ciecamente del suo giudizio.
<<Buongiorno, senta avrei bisogno di un suo parere su alcune cose>>
<<Vieni accomodati e dimmi tutto>> Disse lui andando a sedersi dietro la scrivania mentre le indicava una delle sedie. Sedutasi Aveline iniziò raccontando cosa le era successo, come si era ferita, come era stata soccorsa e curata, e tutto quello che le aveva detto il dottore che la seguì nella sua convalescenza alla tenuta. Quando ebbe finito il dottore rimase a riflettere per qualche istante poi le disse: <<Ti puoi per favore stendere e farmi vedere il braccio?>>
Aveline, si alzò andò al lettino e prima si liberò di tutte le cinture, poi tolto il bracciale arrotolò la manica fin sulla spalla e infine si stese come le aveva chiesto. Il dottore esaminò la cicatrice e poi esordì dicendo: <<Allora… la ferita è guarita bene, analizzando tutto però mi duole dirti che non sarai mai più la stessa: per ottenere più sicurezza con questo braccio devi fare allenamenti mirati per provare a recuperare almeno in parte l’elasticità perduta. Questo ne aumenterà anche la resistenza. Ma è una cosa che richiederà tempo e pazienza e in ogni caso dovrai sempre stare attenta al tipo di sforzo che andrai a fare. Chiariamoci: la ferita che ti ha fatto quell’animale non è la stessa di una lama. Questa procura tagli più o meno profondi, ma con un’artigliata del genere la pelle viene recisa in profondità, e si subiscono danni molto più seri ai muscoli. Devi ringraziare il medico che ti ha soccorsa se comunque riesci ad avere questo tipo di mobilità e di forza, perchè ha fatto un lavoro straordinario.>>
<<Capisco…>> Rispose Aveline sentendo che tutto il suo mondo le stava crollando addosso pezzo dopo pezzo, anche se in cuor suo si aspettava un esito simile.
Il dottore si accorse del suo stato d’animo: <<Ragazza mia, ti conosco da quando eri bambina: sei sempre stata combattiva e piena di energia, non farti abbattere da questo. Sii felice perchè sei stata molto fortunata. Devi solo avere pazienza e vedrai che la situazione migliorerà>>
<<Grazie Dottore…>> Disse Aveline sorridendo, grata al medico per essere riuscito a farla sentire un pò meglio. Poi continuò: <<Come dicevo vorrei fare un’altra domanda: penso di essere in ritardo con il ciclo ma non so di quanto e vorrei chiederle se può verificare se, come temo sono incinta, o se si tratta altro>>
Il dottore la squadrò da sopra le lenti con sguardo interrogativo: <<Cosa hai combinato?>>
<<La prego dottore non faccia domande>>Lo supplicò Aveline.
<<Ok… spero che tu abbia abbastanza giudizio da risolvere qualunque cosa in cui ti sei cacciata>>
Aveline rimase in silenzio mentre il dottore andava a prendere un oggetto di vetro cilindrico un po’ più grosso di un bicchiere, poi tornò e glielo porse dicendo:
<<Ho bisogno che tu faccia pipì qui dentro>> Aveline lo guardò con aria interrogativa <<Perchè?>>
<<Vuoi che verifichi se sei incinta giusto? Allora ho bisogno che tu faccia così. Puoi andare nello stanzino che c’è sotto le scale>>
Non era molto convinta di quello che le chiedeva il dottore ma fece comunque come le era stato chiesto: entrò nello stanzino che faceva sia da ripostiglio per lo studio che da camerino per i pazienti e fece pipì in quella specie di bicchiere.
Tornata nello studio porse il bicchiere al dottore che lo prese e lo appoggiò su uno dei tavoli presenti attorno al lettino mentre lei tornò a sedersi que quest’ultimo.
Poi il dottore andò nel ripostiglio e ne uscì con una bottiglia di vino in mano: ne versò un po’ in quel bicchiere assieme alla sua pipì, il che la lasciò sorpresa ed incuriosita.
<<Dottore, che sta facendo?>>
<<Il vino mi dirà se sei incinta o no in base alla reazione che avrà con le tue urine. Basterà aspettare un pochino>>
Il dottore agitò il composto e restò ad osservarlo per qualche secondo poi disse: <<Aveline, sei incinta>> Quella risposta confermò i suoi sospetti: il suo cuore ebbe un tuffo e lei rimase a bocca aperta. Nonostante il ritardo, aveva sperato con tutta se stessa che non fosse quello il motivo. Sommersa dalle emozioni e dalle preoccupazioni scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani. A quella reazione il medico si preoccupò e si insospettì allo stesso tempo:
<<Ragazza mia, non fare così. Non è così tragico, si tratta pur sempre del tuo futuro marito. E puoi star tranquilla che io non ne farò mai parola con nessuno>> Disse appoggiandole una mano sulla spalla.
<<Lei non capisce… adesso come farò?>> Disse Aveline singhiozzando. Il dottore, che non aveva mai visto Aveline in quello stato intuì quale fosse il vero problema: <<Aveline guardami negli occhi: il padre è Gérald?>>
Lei si tolse le mani dalla faccia e lo fissò con gli occhi colmi di lacrime: <<No…>> Mormorò, abbassando quasi immediatamente lo sguardo. Il medico si tolse gli occhiali e rimase sorpreso. <<Che cosa hai fatto? Sei fidanzata con un bravo ragazzo…. Tuo padre cosa avrebbe detto?>>
<<La prego, dottore non mi giudichi. So di essere stata irresponsabile e di aver commesso un errore imperdonabile… ma io mi sono innamorata…>>
<<Brutta faccenda. Ti sei infilata in una situazione davvero intricata e non so proprio come ne uscirai…>>
Aveline si soffiò il naso e si asciugò le lacrime riprendendo a respirare regolarmente: <<La prego, non lo dica a Gérald…>>
<<Non sono affari miei, sono vostri problemi, Aveline. Non lo farò>> Rispose con aria di rimprovero, poi continuò: <<Venendo alla questione medica, ci sono delle accortezze che dovrai mantenere per far si che il bambino nasca sano e forte>>
<<Si, mi dica>>. Aveline ascoltò attentamente tutto ciò che doveva fare ed evitare, sia a livello di attività fisica che a livello di alimentazione. Si rese conto che non avrebbe mai potuto affrontare qualsiasi altra missione da sola, e che ora più che mai necessitava dell’aiuto di Connor. Ma serebbe mai stato disposto a parlarle di nuovo?
Ringraziò e salutò il medico, il quale si raccomandò e le fece le sue congratulazioni. Si avviò verso casa pensando a come sarebbe cambiata la sua vita da quel momento in poi, ma soprattutto che cosa dire a Gérald.