La sera Aveline e Connor si trovarono come avevano stabilito. Quando entrò nella sala da pranzo lui era già lí ad aspettarla davanti al camino. Appena la vide il suo volto si illuminò: le andò incontro e la baciò dolcemente sulla fronte. Quindi si sedettero a tavola, lui a capotavola e lei alla sua sinistra. Aveline aveva aspettato quel momento tutto il giorno con impazienza: il pomeriggio era rimasta in cortile ad assistere all’addestramento di Patience come le era stato suggerito di fare. Non era riuscita toglieregli gli occhi di dosso: più lo guardava, e più si sentiva felice. Il suo modo di fare cosí autoritario la faceva fantasticare sul tipo di amante che poteva essere. Non vedeva l’ora di poter scoprire tutto quello che c’era da sapere su di lui.
Connor mise la mano sulla sua e la accarezzò dolcemente con il pollice. Quindi le chiese: <<Come stai oggi?>>
<<Bene. Sto recuperando piano piano. Il tuo olio fa miracoli!>>
<<Mi fa piacere>> Disse lui con un sorriso. Poi continuò: <<Ho parlato con Faulkner e abbiamo iniziato ad organizzare il tuo viaggio di ritorno>>
<<Grazie infinite Connor>> Gli rispose lei con gratitudine.
<<Figurati. Ne approfitterò per intraprendere una missione che ho dovuto rimandare fino ad ora>>
<<Di che si tratta?>>
<<Devo indagare su di un vascello inglese>>
<<Capito. Credi ci siano di mezzo i Templari?>>
<<Non lo so, questo è uno dei motivi per cui vorrei vederci più chiaro. Se non ci saranno problemi o imprevisti, salperemo tra una decina di giorni>>
<<Ok, così avrò anche modo di farmi togliere i punti>>
<<Sì, Maria mi ha detto che ti ha accompagnata dal dottore. Che ti ha detto?>>
<<Che sta guarendo bene, che quell’olio che mi hai dato ha sortito un buon effetto e di tornarci tra qualche giorno per vedere se può rimuovere i punti>>
<<Ottimo, sono felice che tu non abbia più avuto problemi>> Disse Connor accarezzandole il volto.
Rimasero fino a notte inoltrata a parlare davanti al fuoco, poi la stanchezza li portò a decidere di andare a dormire, quindi dopo essersi salutati con un bacio appassionato tornarono nelle rispettive stanze.
Mentre era da sola nella sua stanza Aveline si mise a pensare al viaggio che avrebbe intrapreso con lui; le venne a mente che, una volta a casa, sarebbe dovuta tornare alla sua vita di sempre con Gérarld, e che non avrebbe avuto più molte occasioni di vedere Connor e questo la rattristò molto.
I giorni si successivi trascorsero tutti più o meno nello stesso modo: Aveline seguiva l’addestramento di Patience durante il giorno e la sera si trovava con Connor fino a tardi. Durante questo periodo ebbe modo di fare un’altra visita dal medico, che le promise che a breve le avrebbe tolto i punti.
Aveline fremeva per poter tornare ad allenarsi, correre, saltare. arrampicarsi; non ne poteva più di stare ferma con le mani in mano: l’unica cosa che aspettava con impazienza era il momento in cui sarebbe rimasta da sola con Connor. Non era sicura se quello che sentiva era una potente infatuazione o qualcosa di più forte e duraturo, sapeva però che voleva averlo con se’.
Qualche tempo dopo era finalmente arrivato il momento di togliersi i punti. Mentre camminava per andare dal medico, Aveline era felice perché finalmente si sarebbe liberata della fascia e sarebbe tornata a fare quello che voleva. Arrivata alla casa del dottore andò a bussare alla porta. Il dottore aprì la porta e la salutò con un sorriso: <<Aveline, buongiorno vieni entra>> Aveline entrò e si sedette su una delle sedie della sala, mentre il dottore era andato in un’altra stanza.
<<Oggi vediamo se possiamo togliere i punti>> Disse il dottore tornando in sala con una grossa borsa di pelle. Quando si sedette davanti a lei, Aveline gli mostrò il braccio, che aveva già provveduto a scoprire. Il dottore esaminò con molta attenzione la ferita e poi dichiarò: <<Direi che possiamo procedere a rimuovere i punti>>
Detto questo estrasse un paio di piccole pinze e un piccolo coltello dalla lama sottile. Iniziò quindi a rimuoverle i punti: la procedura non fu dolorosa, richiese però un bel po’ di tempo poiché la ferita era grande. Quando ebbe finito la disinfettò e la avvertì che per qualche altro giorno avrebbe dovuto stare attenta a non sforzare eccessivamente il braccio. Le disse anche che sarebbe stato saggio tornare per un ultimo controllo; Aveline allora gli spiegò che entro una settimana sarebbe tornata a casa, a New Orleans, e che quindi avrebbe dovuto consultare un medico del posto. Il dottore, dopo averle dato alcune informazioni da far avere a chi l’avrebbe curata una volta a casa, la salutò augurandole buon viaggio.
Rientrò alla tenuta per l’ora di pranzo, e quando Connor e Patience si ritirarono per riprendere l’addestramento, Aveline andò a cambiarsi e indossò di nuovo i suoi abiti da Assassina, che erano stati lavati e rammendati da Maria.
Passò il pomeriggio a fare esercizi per tornare in forma e per vedere fin dove poteva spingersi nell’usare il braccio destro, sempre attenta a non eccedere per evitare problemi.
Giunta l’ora di cena, Aveline andò a farsi un bagno per rilassare i muscoli: dopo diversi giorni di inattività sentiva già gli arti doloranti. Era felice di avere ripreso ad allenarsi perché questo la aiutava anche a scaricare la tensione e le preoccupazioni. Quando ebbe finito di lavarsi tornò nella sua stanza e indossò degli abiti più comodi, quindi scese giù per la cena.
Come di consueto più tardi si trovò con Connor nella sala da pranzo. Quando la vide entrare si alzò dalla sedia, le andò incontro e la salutò con un bacio sulla guancia.
<<Ho una cosa per te>> Le disse mentre Aveline si stava sedendo.
<<Ah si? E che cos’è?>> Gli domandò divertita.
Connor estrasse dalla tasca dei pantaloni un grazioso braccialetto bianco, fatto di fili di cotone intrecciati a mano, con dei decori a forma di rombo posti al centro. I contorni dei rombi erano azzurri, mentre le decorazioni circostanti erano nere e verde acqua. Da un lato c’era appesa una piccola penna tramite un filo, decorato con perline rosse.
Aveline rimase senza parole e lo guardò sorridendo. <<Dammi la mano>> Le disse dolcemente. Lei gli avvicinò il braccio e lui le legò il braccialetto attorno al polso, poi le baciò la mano con galanteria. Aveline si guardò il braccialetto alzando mettendosi la mano davanti al viso: <<Connor, è bellissimo. Sono davvero senza parole. Lo hai fatto tu?>>
<<Si, l’ho fatto per te. Due sere fa non avevo per niente sonno, così ho deciso di farti questo regalo. Così penserai a me ogni volta che lo guarderai, quando saremo lontani…>>
Aveline si alzò e gli fece cenno di farle spazio; Connor la guardò con aria interrogativa e si spostò dal tavolo, tenendo la sedia con le mani. Lei si mise a cavalcioni su di lui e gli appoggiò le mani sul petto. Connor si tirò più su per rendere la posizione più comoda ad entrambi, poi la guardò intensamente per qualche secondo, tenendo le mani sui suoi fianchi. Era la prima volta che si trovavano ad avere un contatto così intimo. Il cuore di Aveline batteva come un tamburo; spostò le mani dal petto e gli mise le braccia intorno al collo. Poi bisbigliò con voce sensual e sguardo languido: <<Grazie…>> Iniziarono a baciarsi con passione.
In quella posizione, inevitabilmente sentivano aumentare il desiderio l’uno dell’altra: le loro lingue si accarezzavano sempre più freneticamente nelle loro bocche; lui le accarezzava la schiena con entrambe le mani, provocandole brividi di piacere. Senza rendersene nemmeno conto, Aveline iniziò a muovere lentamente il bacino avanti e indietro: sentì che Connor si stava eccitando quanto lei. Lui smise di baciarla e iniziò a darle baci sul collo facendola ansimare per il piacere. Aveline sentiva la testa leggera e la mente libera da qualsiasi pensiero.
<<Ti voglio Aveline…>> Le sussurrò nell’orecchio, facendola impazzire. Si guardarono per qualche secondo, spostando più volte lo sguardo dagli occhi alle labbra l’uno dell’altra. Aveline gli accarezzò le labbra con la punta dell’indice senza smettere di fissargli la bocca. Ad un certo punto si avvicinò al suo orecchio e dolcemente gli leccò il lobo, partendo dal basso e risalendo lentamente. Connor gemette di piacere e le strinse i fianchi mordendosi il labbro inferiore.
Aveline sorrise e scese dalla posizione in cui era mettendosi in piedi davanti a lui: lo prese per mano e lo invitò ad alzarsi dalla sedia. Lo baciò accarezzandogli i capelli e il collo. Lui sorrise con malizia e la strinse sé.
<<Se mi vuoi, io sono qui…>> Sussurrò lei dolcemente. Aveva il cuore a mille, ma non desiderava altro. Ormai era persa per lui: avrebbe voluto abbandonarsi completamente al desiderio e sentirsi finalmente al settimo cielo. Si avviò verso il corridoio invitandolo a seguirla. Lui la fissò sorridendo per qualche istante e poi la seguì. Andarono al piano superiore verso la camera in cui dormiva Aveline. Lei aprì la porta e lo invitò ad entrare.