Mentre Aveline si dirigeva verso la sua stanza ripensò a mente fredda a quello che stava succedendo: stava intraprendendo una relazione con Connor e di questo era felice, ma non ne andava affatto fiera. In cuor suo sapeva che questo rapporto non sarebbe durato nemmeno se lei non fosse stata fidanzata, a causa degli obblighi che entrambi avevano. Abbandonare l’attività di suo padre, la villa e tutto ciò che negli anni aveva costruito con fatica, solo per stare con lui sarebbe stata una follia. Una pazza e romantica follia in effetti…
Decise di non pensarci per il momento e di godersi questi bellissimi momenti: era talmente felice che non voleva che tutto questo finisse. Si sedette sul letto e sistemò il cuscino, quindi si infilò sotto le coperte e si addormentò con un sorriso.
Anne si mise a riflettere su ciò che aveva appena visto e decise di uscire dall’Animus per parlarne con gli altri; si rivolse quindi ad Elena per chiederle di farla uscire: <<Elena, per favore puoi farmi uscire? Vorrei riposarmi un po’>>
<<Ok, nessun problema>> Le rispose Elena <<Tieniti pronta>>
In un attimo Anne venne investita da una luce accecante e si ritrovò nel corridoio della memoria. Da lì venne nuovamente accecata e un attimo dopo si trovò nell’oscurità del casco con le testa che le scoppiava: si sentiva confusa e disorientata ed aveva anche un pò di nausea.
Mentre si toglieva il casco sentì la voce di Lyanne: <<Anne, va tutto bene?>>
<<No, non direi>> rispose Anne
<<Tranquilla, passerà. Il distacco dall’Animus può essere traumatico>> le disse Elena.
Anne aspettò di sentirsi meglio prima di iniziare a parlare. Aveva voluto interrompere la simulazione per rilassarsi un attimo e per sapere se in qualche modo quello che aveva visto poteva essere correlato a lei e alla sua discendenza. Decise di esporre la questione non appena si riprese.
<<Per quello che sappiamo non ci sono relazioni genetiche tra te e Connor, se è questo che vuoi sapere. Noi sappiamo che sei una diretta discendente di Aveline, quindi non credo che questo evento possa portare a qualcosa di più serio.>> Le rispose Elena.
Poi Lyanne aggiunse: <<Anne ascoltami, non devi preoccuparti di possibili collegamenti tra te e Connor. Rimani concentrata sul tuo obiettivo. Da quello che siamo riusciti a capire non ci sarà possibiltà per ora di avere informazioni riguardo al Saggio. Chiederò quindi che tu venga sincronizzata più avanti nel ricordo>>
<<No, non ho nessuna intenzione di saltare qualche punto che potrebbe confermare la mia discendenza>>
<<Ascolta, capisco la tua voglia di sapere, ma non abbiamo tempo per questo, abbiamo un obiettivo preciso e non dobbiamo farci distrarre>>
<<Lyanne, ascoltami: per quello che sento attraverso i suoi ricordi non è possibile che non sia successo niente. Sono fermamente convinta che in questo ricordo potremmo trovare delle informazioni molto importanti per tutta la confraternita.Dammi la possibilità di dimostrarlo…>>
<<…Va bene. Vediamo però di non sprecare troppo tempo>>
<<Grazie Lyanne>>
Anne si prese un pò di tempo per riordinare le idee riposarsi e riprendere la concentrazione.
Nel frattempo però tramite uno dei computer liberi fece alcune ricerche relativamente alla discendenza di Connor, del quale si sapeva solo che, qualche anno dopo gli avvenimenti che lei stava ripercorrendo, si era sposato con una nativa americana e aveva avuto tre figli: la più giovane aveva delle capacità particolari, simili a quelle di Anne. La notizia la incuriosì. Era decisa a scoprire se c’erano delle possibilità che lei fosse legata, non solo ad Aveline ma anche a Connor.
Passato un po’ di tempo Anne si fece riportare all’interno dell’Animus; una volta dentro il corridoio della memoria era tornata a vestire i panni della sua antenata, Aveline che si svegliò. Si sentiva felice. Andò al piano di sotto e trovò Maria a preparare colazione: <<Buongiorno cara, ti va di fare colazione?>>
<<Buongiorno Maria, si grazie>> Le rispose. Dopo che Maria le ebbe portato la colazione, Aveline le domandò: <<Maria, sai per caso dove posso trovare un dottore che mi controlli la ferita?>>
<<C’è un dottore qui al villaggio vicino alla tenuta. Io tra non molto ci devo andare per altri motivi, se vuoi ti accompagno così vedi se ti può ricevere>>
<<Ti ringrazio, davvero>>
Aveline rimase con Maria fino a che non fu pronta per uscire. Una volta fuori si incamminarono seguendo il sentiero e si diressero verso il villaggio di case che lei e Patience avevano attraversato per arrivare alla tenuta. Le case erano di forme e dimensioni diverse, prevalentemente in legno, fatta eccezione per alcune in mattoni, ed erano piuttosto sparpagliate, ma vicine abbastanza da rendere quell’agglomerato di edifici un villaggio a tutti gli effetti.
Si fermarono di fronte ad un casa in legno posta su di un unico piano rialzato da terra, la parete frontale era un pò spostata all’interno così da creare una veranda coperta dal tetto della casa. Vi si accedeva salendo alcuni scalini e ci si trovava di fronte alla porta principale. Maria bussò e chiamò a voce alta: <<Dottore? È è in casa?>> Si udirono alcuni passi e poi la porta si aprì. Di fronte a loro c’era un uomo robusto, un po’ avanti con l’età; aveva una barba bianca ben curata, capelli bianchi corti; indossava un lungo cappotto marrone chiaro sopra ad camicia azzurra e dei pantaloni scuri, ai piedi invece aveva scarpe da uomo dello stesso colore del cappotto.
<<Buongiorno>> Le salutò il dottore.
<<Buongiorno dottore. Senta, questa ragazza ha una ferita che deve essere controllata>>
Il dottore si fece da parte e le invitò ad entrare
<<Aveline, io non posso rimanere ci vediamo più tardi alla tenuta?>>
<<Certo non c’è problema. Grazie mille Maria>> Detto questo Aveline entrò nella casa del dottore e Maria se ne andò. La stanza in cui si trovò era probabilmente la cucina, arredata in modo semplice ma con gusto. Alla sua destra aveva un tavolo da pranzo; sulla parete di destra c’era un camino con un bel fuoco vivo, mentre a sinistra appoggiati alla parete c’erano un lungo bancone e alcune mensole e armadietti.
Il Dottore la portò verso il tavolo da pranzo e la fece sedere: <<Mi dica cosa le è successo>>
Aveline mostrando il braccio fasciato gli raccontò in breve quello che le era successo, dallo scontro con l’orso, al suo svenimento, fino al momento in cui ripartirono dal villaggio.
<<Mmh… Ho capito… lei signorina è fortunata ad essere ancora viva: non molti di quelli che hanno avuto uno scontro con un orso possono andare in giro a raccontarlo. Mi ha detto che la ferita è stata suturata>>
<<Si. Vorrei sapere quando potranno essermi tolti i punti e quando potrò tornare fare attività fisica>>
<<Per poter rispondere alle sue domande ho bisogno di vedere la ferita>>
Aveline arrotolò la manica fino alla spalla e tolse la fasciatura. Il dottore iniziò ad osservarla e a toccare la ferita in alcuni punti, poi le disse.
<<Lei ci sta dando qualcosa?>>
<<Si: un unguento che mi è stato consigliato da un amico>>
<<Continui a darcelo, perché vedo che la ferita non è infiammata se non in alcuni punti; il gonfiore passerà col tempo, quindi per ora va tutto bene. Per i punti dobbiamo aspettare un’altra settimana altrimenti rischiamo che la ferita si riapra. In questo periodo le consiglierei di rimanere in zona e tornare tra un duo o tre giorni per un controllo, così decidiamo quando togliere i punti. Non potrà fare sforzi fino a che non toglieremo i punti. Dopo, per i primi 5 o 6 giorni, se proprio vuole fare attività, faccia esercizi semplici per evitare complicazioni. Ok?>>
<<Va bene>> Rispose Aveline, mentre il dottore le fasciava di nuovo il braccio. Sistemate la manica e la fasciatura, Aveline lasciò la casa del dottore, tranquilla del fatto che sarebbe andato tutto bene, anche se non era molto felice di non potersi allenare ancora per un pò di tempo. Non volle far subito ritorno alla tenuta e rimase a fare un giro per il villaggio, che anche se non era particolarmente elegante era carino e pieno di vita; la gente andava e veniva, sia dai campi che dalla foresta circostante. Tutte le case erano recenti e molte altre erano in costruzione: era chiaro che il villaggio fosse ancora in espansione.
Dopo un po’ si rimise in cammino sul sentiero verso la tenuta. Quando passò davanti alle stalle udì le voci di Connor e Patience provenire da lì vicino: decise quindi di andare a vedere. Deviò dal sentiero dirigendosi verso le stalle, e vide i due che si allenavano nel combattimento.
Si fermò quindi ad osservarli. Mentre combattevano, Connor continuava a dare istruzioni a Patience riguardo la posizione che assumeva o per i movimenti che faceva; ancora una volta si dimostrò un insegnante severo e, nei momenti in cui Patience sbagliava alcune posizioni oppure non faceva i movimenti con la velocità da lui desiderata, non mancava di colpirla con una certa forza da farla cadere, per poi rimproverarla per gli errori commessi.
Patience dal canto suo era tenace ed ogni volta che finiva a terra si rialvaza e riprendeva a combattere con la stessa intensità di prima.
Più tardi Maria andò a chiamarli per pranzo. Tutti e tre quindi rientrarono in casa per mangiare.