<<Ma si, certo. Ti sei affaticata anche troppo oggi, è giusto che tu vada a riposare>> Le rispose Connor, staccandosi dal recinto della veranda.
<<Buona notte Connor>> Disse Aveline sorridendo.
<<Buona notte>>
Connor rimase a guardare Aveline mentre si dirigeva verso l’entrata. Aveline entrò in casa e andò verso la camera; entrò chiudendo la porta dietro di sé rimanendovi appoggiata qualche secondo fissando il vuoto. “È fatta. L’ho tradito” Pensò dirigendosi verso il canterale per spogliarsi e indossare gli abiti da notte. “Questo è stato un gesto imperdonabile da parte mia, lo ammetto. Ma allora perché non sto male? Mi sento leggera e felice… Non ci sto capendo più nulla”. Si sfilò il vestito e rimase solo con la biancheria. Poi prese l’unguento che le aveva mostrato Connor e iniziò a medicarsi come le era stato spiegato. La ferita stava molto meglio: faceva meno male e non era più infiammata come i giorni precedenti, perciò pensò che l’indomani sarebbe andata a cercare un medico per farla controllare, ed eventualmente rimuovere i punti. Ripose l’ampolla e rimise le garze delicatamente attorno al braccio. Sciolse i capelli mentre si guardava allo specchio; ripensò con un sorriso al loro primo bacio e a quanto si fosse sentita bene in quei momenti. Si rese conto che non vedeva l’ora di poter baciarlo di nuovo, di provare ancora quelle emozioni. Era perfettamente consapevole di quanto fosse sbagliato tutto questo, ma dovette ammettere a se stessa che non le importava. Per Gérald provava qualcosa certo, si conoscevano da quando erano bambini e c’era sempre stato del feeling tra loro. Ma quello che sentiva per Connor non lo aveva mai provato per nessun altro, nemmeno il suo futuro marito.
Aveline si rimise la fascia per sorreggere il braccio e mise in ordine la superficie del canterale. Si diresse quindi verso il letto e s’infilò sotto le coperte mettendosi su un fianco. Per il momento non aveva neanche un po’ sonno, quindi continuò a pensare a quello che era accaduto e a Gérald. Il loro rapporto non era mai stato molto romantico, poiché con lui aveva sempre parlato di affari e poco di faccende private. Questo matrimonio era più utile che dilettevole per lei: nonostante gli anni, non era mai riuscita a vedere in Gérald qualcosa di più di quello che era sempre stato per lei. Alla fine avevano iniziato a frequentarsi in maniera diversa dal solito. Inizialmente, come tutte le cose, il loro rapporto era romantico e dolce, e si sentivano felici. Col passare del tempo per Aveline tutto diventò monotono e si ritrovarono a vivere le loro vite come prima, con la differenza che adesso stavano insieme.
Ogni tanto la sera o a pranzo andavano al ristorante o a qualche ballo: Gérald adorava far sapere a tutti che Aveline era diventata la sua fidanzata. Impiegò due anni di fidanzamento per chiederle finalmente di sposarla. Ma d’altronde era sempre stato un uomo chiuso e timido, aveva i suoi tempi… Piano piano Aveline si addormentò senza accorgersene e iniziò a sognare il giorno del suo matrimonio. Entrava in chiesa, accompagnata dalla marcia nuziale, con un abito ampio come quello delle principesse e uno strascico lunghissimo. Gérald la aspettava sull’altare insieme al prete: era emozionatissima all’idea di sposarsi, dopo tutti quegli anni di attesa. Arrivò davanti al suo sposo che le tolse dolcemente il velo dal viso. Aveline si voltò e vide Connor in fondo alla chiesa: indossa il suo bellissimo abito da capitano e la osservava da lontano. All’improvviso la chiesa diventò vuota, e rimasero solo lei e Connor: una sull’altare e l’altro all’entrata. Iniziarono a camminare per raggiungersi, finché non si trovarono l’uno di fronte all’altra al centro della navata principale. Rimasero ad osservarsi per qualche istante, poi Connor le sussurrò: <<Sei stupenda Aveline>> Le prese il volto tra le mani e la baciò. Aveline lasciò cadere il bouquet e gli mise le braccia attorno al collo lasciandosi andare completamente. Poi si staccarono e notò che il volto di Connor era diventato triste. <<Che succede? Perché sei triste?>> Gli chiese preoccupata. Lui si spostò facendo un passo indietro e indicò il suo vestito:<<Niente, mi dispiace solo per il tuo bel vestito>>
Aveline si guardò e rimase inorridita: Il suo abito era completamente inzuppato di sangue sul ventre per colpa di uno squarcio che le lacerava l’addome. <<Oh mio dio! Connor! Aiutami, ti prego!>> Lo implorò singhiozzando, ma Connor non si mosse e rimase a fissarle la grossa ferita che non smetteva di sanguinare. Aveline cadde in ginocchio davanti a lui: stava sudando e aveva tanto freddo, le forze la stavano abbandonando. Stava morendo. Alzò lo sguardo verso di lui e cercò di afferrarlo per la giacca, nel tentativo di farsi aiutare.
<<Connor… ti prego…>> Sussurrò. <<Non posso aiutarti, mi dispiace. Dovevi pensarci prima, Aveline>> Vide che le mani di Connor erano sporche di sangue e capì che era stato lui ad ucciderla. Poi si chinò e le sussurrò all’orecchio: <<Addio… >>
Aveline si risvegliò bruscamente dall’incubo. Era sudata e aveva la tachicardia per lo spavento. Si mise a piangere per la tensione che aveva provato nel sogno. Si rese conto che non era ancora mattina e che quindi si era svegliata nel cuore della notte. Dopo un incubo simile non sarebbe più riuscita a dormire, perciò si asciugò le lacrime e scese dal letto. Indossò la camicia da notte ed accese una candela per scendere giù in cucina.
Arrivata in cucina accese le candele presenti nella stanza e spense la sua, poi si diresse verso la dispensa per vedere se c’era qualcosa con cui poter preparare un infuso. Una bevanda calda l’avrebbe aiutata a calmarsi e magari a riprendere sonno. Rovistò per un po’, poi trovò un sacchettino contenente della camomilla essiccata. Si mise quindi a preparare l’infuso; si fermò immediatamente quando avvertì un rumore provenire dalla sala adiacente: si voltò immediatamente e vide Connor sulla soglia della porta. <<Aveline, ma che ci fai in piedi a quest’ora? Per un attimo ho pensato fossero entrati dei ladri>>
<<Hai il sonno molto leggero Connor. Ho fatto pianissimo e tu sei riuscito a sentirmi comunque>>
<<Si, non dormo molto e ho il sonno molto leggero in effetti… ma tu non hai fatto proprio pianissimo>>
<<Non è facile fare tutto con una mano sola sai? Comunque ho avuto un incubo e non sono più riuscita a prendere sonno. Mi sto preparando una camomilla per vedere se riesco a rilassarmi. Ne vuoi un po’?>>
<<Ti ringrazio ma a me fa l’effetto contrario. Resto volentieri a farti compagnia>>
<<Ok>> Rispose Aveline. Le faceva piacere restare sola con lui per parlargli senza rischiare di essere interrotti. Connor si avvicinò al tavolo e si mise a sedere, e Aveline si sedette accanto a lui, aspettando che l’infuso fosse pronto.