<<Non ho più molto tempo, tra poco saranno qui!>>
Esclamò mentre il computer stava ultimando la copia della memoria contenente ciò che aveva scoperto. Un flebile “BIP” segnalò la fine dell’operazione.
<< Ottimo! E adesso via da qui>>
Velocemente spense l’interruttore generale ed uscí di corsa. Scese in strada nel vicolo su cui si affacciava il locale e prese a correre.
Arrivato sul viale svoltò a destra; era notte fonda e le luci dei lampioni ai lati della strada emanavano un bagliore arancione che investiva tutto quanto.
Mentre correva teneva il conto dei lampioni superati: <<20!>>
Svoltò in un vicolo sulla destra dove una figura nascosta nel buio lo attendeva.
<<Ecco! questo è quello di cui vi avevo parlato>>
Disse porgendo il blocco di memoria alla figura nell’ombra. Poi aggiunse: <<Avete già trovato la persona giusta?>>
<<Si, ed è già stata preparata per il compito>> Rispose il suo interlocutore. Dal tono di voce capì di trovarsi di fronte ad una donna, anche se non riuscí distinguerne bene i tratti poiché nascosti dal buio.
<<Allora è tutto pronto; lascio la cosa nelle vostre mani. Adesso devo andare, per evitare che mi prendano>>
Detto questo si voltò ed iniziò a correre. La donna lo vide svoltare a destra sul viale e sparire dietro l’angolo.
<<Bene, è ora di rientrare>>
Mise la mano libera in tasca e prese il telefono; digitò un numero ed aspettò qualche secondo. Una voce maschile le rispose:
<<Pronto?>>
<<Sono io. Ce l’ho. Preparate l’animus, sto arrivando>>
<<Ok>> Chiuse quindi la chiamata.
Riposto il telefono in tasca si voltò addentrandosi nel buio del vicolo.
Fatto qualche metro scorse l’auto che aveva lasciato lì in precedenza. Salí al posto di guida e avviò il motore uscendo adagio dal vicolo. Arrivata sul viale svoltò a sinistra; la strada era deserta, si vedeva passare qualche veicolo di tanto in tanto, ed era proprio per questo che aveva voluto fissare in quella zona l’incontro. Dopo qualche minuto raggiunse il limite della città, procedette per qualche altro chilometro, lasciandosi le luci della città e della periferia alle spalle, con soltanto i campi che correvano fuori dal finestrino.
Svoltò in una stradina che attraversava alcuni campi per finire in un boschetto. Grazie alle luci dell’auto riuscì a scorgere le forme di una grande casa. Da vicino la casa non appariva in buone condizioni: un parte del tetto era crollata, non molte delle tre file di finestre erano integre e del cancello del muro di cinta era rimasta solo metà sui cardini, aperta verso l’interno.
La donna entrò nel cortile della casa e fermò l’auto davanti all’ingresso. Quando spense i fari vide la porta principale aprirsi e una persona uscire andandole incontro.
<<Lyanne, sei arrivata. La memoria?>>
<<Ce l’ho qui>> Rispose Lyanne uscendo dal veicolo.
<< Perfetto. Andiamo che è tutto pronto>>
<< Ok, andiamo >> disse mentre porgeva il blocco di memoria al ragazzo che aveva di fronte.
Entrati nell’edificio si trovò dentro ad un grande ingresso completamente buio; riusciva a scorgere le forme di ciò che aveva intorno grazie alla flebile luce che filtrava dalle finestre. Di fronte a lei c’erano grandi scale che portavano al piano superiore. I due svoltarono a sinistra seguendo il muro ed aperta la porta che avevano di fronte entrarono in un piccolo disimpegno senza finestre. Il ragazzo dovette accende la torcia che aveva in mano per poter vedere dove stavano andando. Nel disimpegno c’erano altre due porte, una di fronte a loro ed una alla loro destra: il ragazzo aprí quest’ultima che dava su una rampa di scale che portava verso quella che sembrava essere la cantina. Entrati chiusero la porta alle loro spalle e Lyanne fece scattare l’interruttore alla sua sinistra. La luce fredda che illuminava la scala rivelò un ambiente completamente diverso: le pareti erano semplici, ma la vernice era nuova; le scale su cui si trovavano erano in metallo, rivestite di gomma, per ridurre il rumore.
Scesa la scala si trovarono in un ambiente molto simile a quello di un ospedale. Dei grandi neon illuminavano un tavolo nero rotondo con qualche sedia sulla destra, mentre sulla parete di sinistra c’erano alcuni scaffali e dei mobiletti. Sotto di essi c’era un lungo tavolo bianco e sopra di esso un paio di computer portatili e alcuni monitor e tastiere. Dietro al tavolo nero, spostata però più verso il fondo, c’era una strana poltrona bianca e rossa, molto inclinata e dalle forme squadrate. A i suoi lati si trovavano alcuni macchinari ed un computer. Sdraiata su questa poltrona c’era una ragazza sulla ventina, con i capelli biondi che le coprivano le spalle; indossava una maglietta bianca, una giacca di pelle marrone, dei jeans e un paio di scarpe da tennis nere.
<<Elena tra quanto saremo pronti?>> Chiese la ragazza voltandosi verso destra.
Alla sua destra, seduta davanti al computer, c’era un’altra giovane donna, anche lei sulla ventina, capelli corti e mori, che le lasciavano scoperto il collo; portava sulla testa un paio di cuffie comprese di microfono, indossava una maglia bianca a maniche lunghe con uno scollo a “V”, pantaloni neri e scarpe da tennis blu. <<Saremo operativi appena terminerà il caricamento del file>>
Poi si rivolse al ragazzo appena entrato: <<Eccovi! Richard, ce l’avete?>> Domandò andandogli incontro.
Richard era un ragazzo sulla trentina, capelli corti e mori, portava un paio di occhiali squadrati dalla semplice montatura nera, e in quel momento indossava una camicia blu con il colletto sbottonato e le maniche rimboccate fino a i gomiti, un paio di jeans e delle scarpe sportive grige.
<< Sì. Lyanne l’ha appena portata>> Disse, porgendo la memoria a Elena.
<<Ottimo!>> Prendendo la memoria si voltò per tornare al suo pc.
Sedutasi nuovamente si rivolse a Lyanne:<<Hey, tutto ok laggiù?>>
<<Sì, tutto bene>> Le rispose.
Lyanne era una donna sulla quarantina, mora, con i capelli che le sfioravano le spalle. Portava un impermeabile nero, chiuso in vita da una cintura; una semplice camicia bianca era visibile da sotto l’impermeabile, aveva dei pantaloni neri e portava degli stivaletti, anch’essi neri con poco tacco.
Toltasi l’impermeabile Lyanne lo appoggiò sul tavolo e si rivolse alla ragazza sulla poltrona:<<Dunque Anne, le cose stanno cosí: siamo entrati in possesso di un blocco di memoria contenente i ricordi genetici appartenuti ad una tua antenata, Aveline De Grandpré. Abbiamo trovato conferma della tua correlazione con lei analizzando il tuo DNA e abbiamo bisogno che tu riviva i suoi ricordi.
Infatti, nel corso della sua vita Aveline, è entrata in contatto con un Saggio e tu dovrai recuperare più informazioni possibili per permetterci di arrivare a i suoi resti prima dei Templari>>
<<Ok>> rispose Anne <<Non mi è ancora chiaro però chi sia questo Saggio e perché è così importante per i Templari>>.
<< Allora: un Saggio è una persona che ha nel proprio DNA un’elevata percentuale del codice genetico dei Precursori. Tutti noi ne abbiamo tra lo 0.0002% e lo 0.0005%, mentre in loro è compreso tra il 5% e il 6%. Sono così importanti perché nel codice dei Precursori è presente la chiave di accesso all’Osservatorio, che si dice contenga un manufatto dall’incredibile potere: è una sorta di sfera armillare, per così dire. Un oggetto che conferisce il potere di trovare e controllare ogni uomo o donna nel mondo, ovunque si trovino…Ecco perché i Templari vogliono questo codice, e noi dobbiamo impedire che ne vengano in possesso>>
<<Ok, tutto chiaro>> le rispose Anne.
<<Siamo pronti per iniziare>> Annunciò Elena, <<Ottimo>>rispose Lyanne; poi Elena si rivolse a Anne: <<Adesso indossa questo e rilassati>> Le passò un casco, simile a quello da motocicletta, aperto in tutta la parte inferiore e con la visiera nera. Anne se lo infilò e poi si distese sulla poltrona.
“Anne mi senti?” Le chiese Elena attraverso gli altoparlanti del casco. << Si, si>> Rispose Anne.
“Ottimo allora inizio la sequenza per il Corridoio della Memoria”
Anne aspettò qualche secondo poi iniziò il conto alla rovescia: “Corridoio della memoria tra 3…2…1”
In un istante Anne venne accecata da una fortissima luce e si ritrovò in uno sconfinato spazio bianco: poteva muoversi; si guardò le mani e le braccia e vide che erano rivestite da spessi bracciali di pelle: uno era grigio scuro, rifinito da borchie e cinturini, mentre l’altro era coperto da un bracciale decorativo color sabbia.
Ruotando i polsi Anne notò le lame celate di cui era dotata l’assassina e parlando attraverso il casco disse: <<Mi chiedo quando potrò averle anche io>>
“Ti verranno date non appena sarai pronta” Le rispose Lyanne attraverso il casco.
“Accesso al ricordo in 3… 2… 1…”